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Stringimi forte

In un pomeriggio grigio di maggio, Holly trova il topo a pancia in su nella trappola.
Trema impercettibilmente coi baffi, ha la coda spezzata che sanguina e, stretta tra i denti d’acciaio della morsa, una zampa piegata al contrario.
Gli occhi li ha vivi, però, e mobilissimi, e quando lei fa per liberarlo, sembra più curioso che impaurito nell’avvicinarle il naso alle dita.
Addirittura: quando Holly solleva delicatissima la ganascia metallica lui pare piegarsi in un morbido inchino riconoscente.

Lei lo prende in mano, con l’affetto infinito che si riserva ai giocattoli più amati quando si rompono.
Da un cassetto del comodino tira fuori la boccetta del colluttorio e un batuffolo di cotone.
Disinfetta la coda, le macchie marroni del sangue rimpiazzate da quelle color prugna della soluzione di iodio.
Con stuzzicadenti, filo di refe e compunto fervore, Holly stecca la zampa del topo. Con altro cotone bagnato lo accarezza e gli pulisce il manto.
Ritrova, nel farlo, tutte le cicatrici delle vecchie ferite. Il vocabolario di quelle sofferenze passate è fatto di linee sulla pelle, piccoli segni in rilievo, increspature intorno alle quali il pelo cresce più rado.
La coda si piega in tre punti; alla zampa anteriore destra mancano due dita - una piccola mano monca.

Holly finisce di pulire il manto dell’animale, poi getta con un movimento esatto il batuffolo di cotone nel cestino della scrivania.
Quindi posa il topo a terra, accanto alla seggiola. Adesso che la bestiolina si scopre libera e circondata dall’orribile vastità della stanza, la sua estasi immobile si muta in corsa frenetica.
Sgambetta zoppicando lungo il muro, per scomparire presto sotto il letto.

Lei lo guarda, sorridente. 

Ha un sorriso bellissimo - di quelli più dello sguardo che della bocca, per intendersi.
Prende la trappola sul tavolo, timorosa delle ganasce di quel cadavere meccanico affamato.
La pulisce con un nuovo batuffolo di cotone, lucidando via i segni del sangue. Poi si alza, va in cucina, torna con in mano un cartoccio odoroso ed un coltello.
Taglia un pezzo del formaggio avvolto dalla carta oleata, lo porta vicino alla bocca, gli da’ un piccolo morso. E’ uno di quelli francesi morbidi, dal retrogusto amaro.
Il pezzo che si è portato alla bocca ha ancora i segni dei suoi denti mentre lo sistema al centro della mandibola d’acciaio.
Il topo lo adora, quel formaggio.

Holly carica la molla.
Sorride.
Rimette la trappola al suo posto.




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