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Mare, pesci e design: riflessioni di fine estate

 Questa estate l'ho trascorsa in semplicità, un pò di famiglia, un pò di sport (senza esagerare), un pò di buon cibo, nella sempre meravigliosa cornice dell'isola d'Elba.

Quello che mi colpisce di più quando riesco a passare un pò di tempo all'Elba è la capacità, durante il viaggio in traghetto, di lasciare al Porto di Piombino tutta la pesantezza e la stanchezza della vita di tutti i giorni. Già scendendo dalla nave a Rio Marina o direttamente a Cavo, il passo ha già acquisito una cadenza più rallentata. Adoro questa sensazione.

 

Sul viaggio di andata, questo agosto, ho anche avuto il piacere di incontrare sulla nave qualche amico che non incontravo da tempo, tra cui i neo-sposini Erika e Daniele (in arte Fupete), colleghi di Nasonero Studio; parlavamo con loro dei pro e dei contro di vivere in città o in campagna. Concordavamo sul fatto che la comunità dei grafici e degli artisti visuali in genere si dovrebbe organizzare con degli scambi di casa ogni due settimane. Due settimane per i contatti e gli stimoli della città, due settimane per produrre in pace in campagna. Non sarebbe male per niente! Da tenere presente!

 

I viaggi in nave per l'Elba mi piacciono sempre. Si incontra sempre qualcuno che si conosce, si ha il tempo di stare a guardare il mare senza far niente ed il più della volte riesco a leggere con piacere anche qualche capitolo di un bel libro, concentrandomi senza problemi (era il turno di Debbie Millman - How to think like a great graphic designer, un'interessante raccolta di interviste per capire come i grandi del visual design contemporaneo siano arrivati ad essere così influenti). 

 

Ma quello che quest'anno mi ha fatto più riflettere sono state le sessioni di pesca con mio suocero. Io non sono certo un'esperta di pesca. Quando vedo qualche ometto con la canna da pesca mi domando sempre che diavolo ci troverà mai di interessante. Ma mio suocero, Guido, pesca con i palamiti, vale a dire (per i profani come me) con un lungo filo attaccato a galleggianti alle due estremità, a cui sono legati decine di altri fili con amo ed esca viva che scendono giù sul fondo.

La buona riuscita di un palamito sta nell'azzeccare la giusta distanza dal fondo e l'ambiente in mare più favorevole per i pesci più grossi.

 

Al mattino si mettono i palamiti in mare e alla sera (o il mattino seguente) si tolgono e qualcosa lo si trova sempre: dentici, orate, saraghi, o anche murene, gattucci, scorfani e pesci serra. Il risultato è immediato. È sotto i nostri occhi quando si va a recuperare la lenza. Si sente che il pesce ancora tira e si ribella, finché non è nel retino. È tangibile.

 

Anche facendo il designer il trucco è seminare bene, un pò come calare il palamito giusto, nel posto giusto, all'altezza giusta, ma della pesca invidio moltissimo i tempi di reazione. In 24 ore si ha un risultato, che è univoco e definito.

Ci sono progetti fatti anni fa dei quali non ne conosciamo ancora l'esito. Concorsi ancora senza risultato, proposte di progetti a cui ancora non abbiamo risposta, o anche progetti in attesa di pubblicazione. Spesso i risultati tardano ad arrivare, e a volte non arrivano proprio, ma quel che è certo è che quest'estate ho capito quale sarà il mio buon proposito per questa stagione lavorativa che riprende a settembre: investire con maggiore cognizione di causa ed avere più cura a tirarne fuori i frutti.

E che settembre abbia inizio! Studio Kmzero c'è ed ha in programma un sacco di progetti ambiziosi!

Let's keep in touch!

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