ultimi lavori e articoli

Cinque consigli ai giovani grafici

Una manciata di minuti per raccontare la saggezza dei trent’anni di carriera di uno dei più significativi graphic e type-designer della scena britannica. Ecco il discorso ai laureandi della classe 2015 di Jonathan Barnbrook, in occasione della sua Honorary Fellowship alla Central Saint Martin's University of the Arts di Londra.

[english text]


“Mentre mi stavo preparando per questo discorso ho chiesto su Twitter se c’era qualcosa che i laureandi avrebbero voluto farmi dire ai loro genitori. 

Ho ricevuto molte risposte e la cosa che voglio dire a tutti i genitori è: grazie.

Grazie.

 

Ecco: “Grazie” non era in nessuna delle risposte che ho ricevuto. A essere sinceri, le due più comuni erano “Sapete quella cosa che facevo coi disegni? Ecco, ho finito...” e (scusate la volgarità) “Avete visto? Ce l'ho fatta… non ho mandato tutto a puttane!”

Insomma, quello che immaginavo sarebbe stato un perfetto discorso adatto alle circostanze, che avrebbe fatto piangere tutti e mi avrebbe fatto passare per un tipo fichissimo stava naufragando, così ho deciso di cambiare idea. 

Grazie, studenti.

 

Quindi, ho pensato di preparare una lista di consigli per i giovani designer appena laureati che devono affrontare il mondo. Sarebbero stati dieci, ma a causa dei tagli all’istruzione dei Conservatori sono solo cinque. (Questa era una battuta, ci doveva essere una rullata di tamburo. Ma non importa, andiamo avanti).

Il primo consiglio è la cosa più importante che ho imparato in trenta anni di lavoro - e quindi dovrebbe essere un consiglio importante. Ed è - attenzione - siate gentili.

Tutto qui. Siate delle persone gentili. E sapete perché? Perché la vostra personalità, alla fine, conta più del vostro portfolio. Lavorare nel design significa lavorare con altri esseri umani, e l’umanità, l’umiltà e la positività sono cose altrettanto importanti dei vostri progetti e delle vostre idee. Sono queste cose a spingervi avanti, e che vi permettono di far accettare le vostre idee più estreme e pericolose.

Questo se avete intenzione di avere idee estreme e pericolose, naturalmente.

 

Il secondo consiglio è: ok, non troppo gentili. 

Difendete le vostre idee anche se rischiate di sembrare persone difficili. Siate fedeli alle cose in cui credete. Essere dei giovani creativi è anche avere il diritto di decidere come il mondo dovrebbe essere, non per forza quello di accettare il modo in cui le cose vanno. 

 

Il terzo: non diventa più facile adesso, mi spiace. La creatività è difficile. 

Almeno - lo è se volete veramente essere dei creativi di talento. È facile fare il grafico e andare avanti nella vita facendo lavori carini. La vera creatività è stancante, dolorosa e piena di dubbi, e ti fa vomitare prima di una riunione perché hai una buona idea ma non sei sicuro se verrà accettata e ci tieni tanto da starci male. 

C’è anche la questione della morale, del rifiutare un lavoro perché non siete d’accordo con l’ideologia del cliente. Non è più una questione teorica da università, ma qualcosa che tocca il vostro stipendio alla fine del mese - e non è una cosa da poco. Ma la crescita della vostra anima quando sapete di aver spinto un buon progetto che fa al mondo solo un pochino meno male, credetemi, vale tutto questo sforzo.

Quattro: non state ad ascoltare quelli che dicono che non potete cambiare il mondo. Si parla troppo del graphic design come un lusso, o come una scelta di carriera. Ma la semplice verità è che la grafica è uno strumento di comunicazione di massa immensamente potente. E il lavoro che conta veramente non è il branding per le grandi ditte, ma il cartello per una dimostrazione, il manifesto che denuncia un’ingiustizia, o anche - più sommessamente - le istruzioni chiare che spiegano alla gente come prendere una medicina o come essere aiutata. La grafica può cambiare la società, ma solo se vi rendete conto che ha questo potere. E se siete coraggiosi e onesti nell'usarlo.

E, infine, cinque - e questa è una delle cose più importanti che ho imparato qui alla Central Saint Martin’s: è ok essere te. 

No, sul serio - è ok essere te.

E non importa se sei dislessico o apoplettico, antisociale o troppo sociale, postraumatico, stradrammatico, iperteso o ipoteso, ipercritico o acritico, transatlantico , transgender, senza scopo, o con troppi scopi:

È ok essere te.

E se non ti trovi d’accordo col modo in cui altre persone lavorano, non lavorare in quel modo.

Non vuoi rispondere al telefono? 

Non farlo.

Non te ne importa dell’illustrazione? 

Ignorala. 

Non c’è un tipo giusto di progettista visuale e non c’è bisogno di fare tutto per essere un buon designer. 

Semplicemente: fai sapere alla gente quello che sei, quello che vuoi fare, quello che vuoi essere. 

E in qualche modo, voi e il lavoro vi troverete.”

Jonathan Barnbrook

[Traduzione di Cosimo Lorenzo Pancini]

[Jonathan Barnbrook acceptance speech of Honorary Fellowship at London Central Saint Martin's University for the Arts]

When preparing for this speech, I asked on Twitter (not indicating what it was for) if there was one thing that, as graduating students you would like to say, through me, to your parents.

So, today as a result of the many replies I received, What I want to say to you parents here – is: Thank you.

"Thank you Mum & Dad" was not in any of the responses whatsoever. In fact the two most popular were: “You know that thing I was doing with like drawing and stuff? It’s done” and “Phew… Mum and Dad, I didn’t fuck up”.

Yes, I imagined standing here, giving the perfect speech bringing tears to your eyes. In doing so making me seem like the ultimate sensitive guy, but your lovely children didn’t want it that way. So I had to write something completely different. Thanks kids.

OK, instead I have five bits of advice to hopefully help you students face the world now you are graduating. (It was going to be 10 but because of education cuts it is 5).

So, the first piece of advice is the single most important thing I have learnt in over 30 years of working… Well, better be good eh? here it is: Be nice. That’s it: be nice.

Your personality is as much part of your portfolio as your design work. And working in design means working with other human beings. So humanity, humility & positivity are almost more important than good design work for getting on and getting work accepted.

Second: Don’t be too nice – Stand up for yourself.

Even if you risk appearing difficult, you must stay true to what you believe. Being young and creative means you have the right to say how the world should be, not be forced to support keeping things as they are.

Third: It never gets easier.

Creativity is difficult. At least it should be if you want be good at it. It is easy to be in a design job and go along in life, doing ‘nice’ stuff. True creativity is painful. It is self-doubt, it is exhaustion It is almost vomiting before a meeting because you are sure of your idea, but not sure it will be accepted. There is also the added issue of morals, of not taking on a job because you dont agree with it. It is no longer a theoretical university discussion but affects your wage at the end of the week, and that is no small thing. But the evolution of your soul, when you know you have pushed design forward, or you have harmed the world just a bit less. Believe me, is worth that effort and pain.

Fourth: Don’t listen to people who say you can’t change the world. There is too much talk about design as a ‘commodity’ or a ‘career path’.

But graphic design is very simply an immensely powerful tool for mass-communication. The important work is not the big branding job, but the placard at a demonstration, the poster that tells of injustice, more quietly, the clear instructions that tell people how to take medicine, or just to get help. Graphic design can change society but only when you realise it has that power. And are brave and honest in your use of it.

And finally Five - and this is the one of the main things that my time at Central St. Martins taught me:

It is OK to be you. Really it is.

It is OK to be you. Doesnt matter if you are dyslexic, apoplectic, anti-social, too-social, post-traumatic, over-dramatic overbearing, underbearing, load-bearing, a pushover, pushing people over, observing passover. transatlantic, trans-gender or have an agenda It is OK to be you

 

So – you don’t feel comfortable with the way others work? Then don’t work that way

Don't like answering the phone? Don’t do it.

Not interested in illustration? Ignore it.

There is no correct ‘kind’ of designer and you dont have to be able to work in every area of design to be good.

So let people know: what you are, what you want to do, what you want to be, and somehow you and the work will find each other.

 

Jonathan Barnbrook

Leggi anche