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How do you see us, say the Ants.

Sull'ultimo numero di TxT Magazine, esce un report di graphic journalism a cura del collettivo The Ant Theater (di cui faccio parte insieme a Simone Massoni e Ilaria Falorsi) sulla Toscana vista dagli occhi degli stranieri. La rivista è disponibile nelle edicole toscane o online.
Beniamino Sidoti è autore del testo introduttivo:

Viste da lontano, le formiche sono tutte uguali. Come i cinesi, insomma, i clienti di un albergo dove ti fermi a dormire, le lettere di una lingua che non conosci.
Guardandole più da vicino, si vede che hanno piccole differenze.
Ma quello che affascina è il loro brulicare, l'incessante muoversi che le porta a seguire e tracciare percorsi privi di senso.
Il brulicare è governato dalle relazioni che le agitano: come le lettere, che hanno senso quando si muovono e mettono in relazione, fino a fare frasi e poesie e racconti. In una lingua che credi di conoscere, fino a che qualcuno non riesce a dire qualcosa di nuovo.
Quando più persone scrivono e disegnano nello stesso posto iniziano a brulicare, fanno fermentare le idee, e mettono segni. I segni dei disegnatori sono sempre in una lingua che non conosci.
Ma insieme, brulicando e muovendosi, prendono senso nuovo.
Ora, fermati a guardare te che guardi. Sei uno spettatore.
E davanti a te, perché sei uno spettatore, hai uno spettacolo.
Il luogo delle formiche è diventato il teatro delle formiche. E quello che accade in superficie, quel brulicare, pare prendere senso: pare tracciare linee di senso e dar forma a una lingua che pensi di capire.
Ma sotto la superficie, dove i disegni si fermano, le formiche spariscono e continuano a brulicare, e a scavare nella profondità.
Rischiando anche di minare la solidità del tuo teatro.

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